Dopo la notte in navigazione arriviamo a Novi Sad, capoluogo della regione autonoma della Vojvodina, zona particolare e molto differente rispetto al resto della Serbia.
Solo per citare alcune differenze interessanti rispetto al Belgrado:
- hanno ben cinque lingue ufficiali
- la popolazione si sente più ungherese che serba.
- gli abitanti sono molto orgogliosi e rivendicano il fatto di essere riusciti a resitere all’occupazione ottomana.
- hanno dei ritmi di vita molto lenti, basti pensare che il loro motto è “correre lentamente”.
Il centro di Novi Sad è un vero gioiellino, lo stile è molto simile alle cittadine della Svizzera, grande zona pedonale con palazzi di massino due piani, tutti decorati e restaurati.



Dopo una breve passeggiata per il centro, entriamo nella chiesa ortodossa dell’Assemblea, la più importante di Novi Sad. L’aspetto di maggiore interesse sono sicuramente le innumerevoli icone realizzate da Paja Jovanic, uno dei prinicipali pittori serbi.

Dopo aver percorso la bellissima Zmaj Jovina, si arriva alla Chiesa del Santo Nome di Maria, dove purtroppo siamo entrati nel momento in cui veniva celebrata una funzione religiosa e quindi ci saimo dovuti accontentare di una vista molto fugace dell’interno.
A questo punto il programma presenta due possibili scelte, restare a girare per Novi Sad in maniera indipendente, oppure partecipare all’escursione facoltativa, al costo di 25€, presso il monastero di Krusedol e l’azianda vinicola della famiglia Zivanovic. Ritengo che questo sia uno dei rari casi in cui qualunque scelta facciate sia vincente, a meno che ovviamente non siate astemi.
Noi abbiamo partecipato, con soddisfazione, all’escursione facoltativa. Dopo circa 30 minuti di pullman siamo arrivati al monastero di Krusedol, uno dei 15 monasteri all’interno del parco naturale della Fuska Gora rimasto ancora intatto. Questi monasteri sono partcicolarmente importanti per la loro storia, erano infatti luoghi dove potevano trovare rifugio le persone in fuga dalle persecuzioni dell’Impero Ottomano. Purtroppo non è possibile fare le foto all’interno della chiesa.


Dopo altri 15 minuti di pullman si arriva presso l’azienda vinicola della famiglia Zivanovic. Dopo un breve giro per il piccolo museo dove viene illustrata la storia della famiglia e lo studio sul miele e le api, si arriva in un salone dedicato alla degustazione dei vini. Vengono serviti due bianchi, un rosè, due rossi, due moscati ed una grappa, accompagnati da pane e formaggio, la degustazione termina con l’assaggio di tre tipologie di miele. Al termine della degustazione è possibile acquistare i prodotti appena degustati. Terminati gli acquisti si ritorna a Novi Sad verso l’ora di pranzo, dove la nave è pronta per ripartire alla volta dell’Ungheria.

Il mattino seguente, 20 agosto, si arriva a Mohacs, in Ungheria, dove si prende il pullman alla volta di Pécs, deliziosa città nel sud-ovest del paese. Normalmente la visita comincerebbe dalla Basilica dei Santi Pietro e Paolo, ma essendo un giorno di festa nazionale (Santo Stefano) non siamo potuti entrare a causa della concomitanza con una funzione religiosa, quindi siamo andati a visitare il palazzo vescovile, normalmente fuori dal classico circuito turistico. All’interno è possibile ammirare alcune stanze completamente arredate con mobili d’epoca e bellissimi pavimenti in parquet. Curiosa è la statua di Franz Liszt collocata sul balcone. La leggenda narra che Liszt abbia alloggiato in quel palazzo e che alcuni suoi ammiratori si siano recati presso di lui per suonargli una serenata
Uscendo dal palazzo del vescovo siamo arrivati nella magnifica Szechenyi ter, immensa piazza circondata da palazzi barocchi, che identifica il centro di Pécs.



Proseguendo il tour, siamo arrivati fino al teatro Nazionale, per poi proseguire in maniera indipendente per poco meno di un’ora. Ci siamo affrettati a comprare qualche souvenir nell’unico negozio aperto e siamo tornati in fretta alla Basilica dei Santi Pietro e Paolo, resa unica dai suo quattro campanili . Interessanti sono i modelli dell’evoluzione della Basilica nel corso dei secoli, contenuti nella cripta e le cappelle laterali risalenti al 1300.


Sfortunatamente il tempo a disposizione è finito, sarebbe stato interessante visitare la chiesa-moschea a Pècs e il sito commemorativo della battaglia di Mohacs, la più importante nella storia dell’Ungheria, ma la nave ci aspetta e farla attendere non è proprio possibile. Il pomeriggio di navigazione può considersi molto utile per ritemprarsi in attesa di due giorni pienissimi a Budapest!