Dopo aver visitato New York, ci siamo diretti a Washington DC, la Capitale degli Stati Uniti d’America.
Inizialmente, avevamo previsto di dedicare all’esplorazione della città circa un giorno e mezzo. Purtroppo, a causa del traffico e di una povera autista al primo giorno di lavoro (si è persa dentro Baltimora) siamo arrivati con un forte ritardo, all’incirca allo stesso momento del pullman partito un’ora e mezzo dopo di noi. Per questo motivo, la nostra visita si è svolta a ritmi decisamente serrati.
Per le due notti a Washington abbiamo soggiornato al Morrison-Clark Historic Inn, hotel nelle immediate vicinanze del centro, di fascia medio-alta, ma a prezzo decisamente vantaggioso, il più basso di tutto il nostro viaggio.
Il centro della città ha un grandissimo fascino, edifici rigorosamente bianchi in stile neoclassico, pulizia quasi maniacale e ampie zone verdi. Oltre all’aspetto prettamente estetico, si nota una grandissima presenza di polizia e personale armato. Questo, inizialmente trasmette un forte senso di sicurezza, che però col passare del tempo finisce quasi per mettere in soggezione il visitatore.
La prima tappa del nostro itinerario del tardo pomeriggio non poteva che essere la Casa Bianca. Poterne visitare l’interno è un’impresa: bisogna rivolgersi con largo anticipo all’Ambasciata italiana, indicando la settimana nella quale si intende effettuare l’ingresso. Solo all’ultimo verrà eventualmente autorizzato l’ingresso con relativo giorno e orario, cosa non compatibile con un tour organizzato con largo anticipo. Bisogna tenere presente, che non sempre i turisti stranieri sono autorizzati ad entrare, dipende dai periodi. Ad esempio, nel 2015, quando noi siamo andati negli Stati Uniti, era possibile, mentre invece oggi no.

Dopo una lunga passeggiata per il parco collocato dietro la White House, abbiamo iniziato la ricerca di un locale per cenare. Impresa ardua: i ristoranti della città hanno dei prezzi molto alti. Alla fine ci siamo rifugiati in un tipico diner, l’Harry’s Restaurant, per una cena senza infamia e senza lode.
Il giorno seguente, dovendo girare tutta la città in brevissimo tempo, abbiamo usufruito del Big Bus Tour, un servizio di autobus, che gira per i luoghi di maggiore interesse turistico, dando la possibilità di scendere e risalire nelle apposite fermate. Questo servizio ha un costo notevole (50$), ma in questi casi, il risparmio di tempo è la cosa più importante.
La prima fermata è stata quella al Campidoglio. Purtroppo, la struttura era in piena fase di restauro, ma questo, non ha di certo sminuito l’immagine e l’imponenza di uno degli edifici più conosciuti al mondo.


Dietro al Campidoglio, sorge una struttura di grande bellezza, la Biblioteca del Congresso, la più grande al mondo. Una piccola deviazione per poterne ammirare l’esterno è assolutamente obbligatoria.
A breve distanza dal Campidoglio, si trovano due musei di grande interesse, il National Air & Space Museum e il National Museum of the American Indian. Questi due musei fanno parte dello Smithsonian Institution, che raggruppa alcuni dei musei nazionali più importanti di tutti gli Stati Uniti, rigorosamente ad ingresso gratuito. Visitarli tutti in un giorno è impossibile, per questo abbiamo deciso di concentrarci sul National Air & Space Museum, il più famoso e particolare di tutti. Il fascino di questa attrazione è dato dalla grande quantità di velivoli, che ripercorrono tutta la storia dell’aviazione, partendo dall’aereo dei fratelli Wright. fino alle esplorazioni dello spazio dei giorni mostri.

Dopo due ore di visita, intervallate dalla pausa pranzo, abbiamo ripreso l’autobus in direzione del Memoriale di Lincoln. L’imponente edificio celebra la figura di uno dei Presidenti più noti di tutta la storia americana. Dietro la statua del sedicesimo Presidente degli Usa, che dalla cima di una scalinata guarda in direzione del Reflecting Pool, sono poste alcune delle frasi e dei discorsi che lo hanno reso celebre, come ad esempio il discorso di Gettysburg.



Ai due lati del Lincoln Memorial, si trovano altri due importanti memoriali, quello della guerra in Corea e quello della guerra in Vietnam.

Nel primo, troviamo statue a grandezza naturale di soldati, con i volti girati in modo che tutti abbiano le spalle coperte dai uno dei loro compagni commilitoni. A lato troviamo un muro, che raffigura alcuni dei volti di persone uccise durante il conflitto.
Il Memoriale della guerra del Vietnam, invece, ha un aspetto decisamente diverso. E’ infatti caratterizzato da due pareti, dove sono incisi i nomi di tutti i soldati vittime del conflitto.
Attraversando il Reflecting Pool, si arriva al Memoriale della II Guerra Mondiale, che celebra il sacrificio dei tanti soldati, provenienti da tutti gli Stati americani, caduti ai diversi fronti del conflitto.

Riprendendo il pullman si attraversa il fiume Potomac fino ad arrivare ad Arlington, nello stato della Virginia. Le due attrazioni principali sono il Pentagono, visibile dall’esterno, mentre il mezzo percorre la super-strada e il National Cemetery. Questo cimitero decisamente austero, ma dalle dimensioni imponenti, ospita le tombe degli americani che hanno perso la vita per servire il proprio paese.
Volendo, è possibile effettuare una visita guidata dell’interno, sopra di un trenino/bus turistico, noi purtroppo siamo arrivati tardi e non abbiamo potuto farla.
Con quest’ultima tappa si è concluso il nostro breve ma intensissimo tour della Capitale, non prima però di un’ottima ma costosa cena al City Tap House Penn Quarter.
Il mattino seguente, ci siamo recati all’aeroporto Ronald Regan, il più vicino al centro città e facilmente raggiungibile con la metro.
Se volete saperne di più su questa tappa, potete cliccare qui, per vedere l’articolo scritto da Irene.
Vi aspetto numerosi per la prossima e ultima meta del nostro viaggio nel nord-est degli Stati Uniti, Chicago, non mancate!